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La vicenda del poeta e attore comico Adriano Valermi (1542 circa-1592) riflette la condizione generale con la quale la res literaria va definendo il proprio campo d'esistenza. Il discorso che Valermi svolge nella Celeste Galeria di Minerva (Verona, 1588), una raccolta di sonetti e madrigali dedicata a Vincenzo I Gonzaga, si muove entro ambiti attesi e ampiamente condivisi, e perciò paradigmatici, dove gli elementi encomiastici e le strutture retoriche coagulate attorno all'evidenza dell'ecfrasi si fondono in modo unitario. All'interno della sua ricca produzione poetica vive una straordinaria galleria di ritratti di "uomini illustri", la cui origine va individuata in particolar modo nell'orizzonte semantico gioviano rispondente, nell'intenzione dell'autore, a un progetto armonico e coerente. Fingendo di decorare uno spazio fittizio, ma non per questo meno concreto, con immaginari "simulacri" accompagnati da versi, Valermi afferma tutta l'elusività, il potenziale ingannevole del linguaggio verbale: alla lettura della Galeria subentra la visione della stessa. Il volume propone l'edizione critica e commentata dell'opera di Valerini. dove ciascuna sezione interpreta il generale tema di fondo: la plausibile correlazione tra attività collezionistiche e pratiche letterarie. Emerge cosi un complesso ordine di rapporti fra poesia e arti visive (pittura, scultura, architettura) sullo sfondo dei dibattiti critico-teorici cinquecenteschi.